Scopriamo insieme delle buone pratiche da seguire per abbandonare in maniera consapevole il vecchio strumento e avere dati attendibili sul nuovo GA4.
Google Analytics 4 è stato sotto i riflettori del GDPR per questioni legate alla tutela e il trattamento dei dati privati degli utenti. Ad oggi lo strumento non si è dichiarato particolarmente su dove questi dati vengono archiviati, se in UE o extraUe, argomento centrale del dibattito attuale. Una cosa è certa, gli IP anonimizzati di default consentono di essere compliant al 100% al GDPR.
Ma andiamo a vedere nel dettaglio come i dati vengono analizzati e gestiti in GA4.
La gestione dei dati in Google Analytics 4 avviene seguendo una logica event-centric ovvero basata sugli eventi.
Nello specifico i dati tracciati sono relativi:
- alle azioni che l’utente svolge (eventi di default, avanzati e personalizzati);
- alla variazione di compimento di queste azioni;
- alle azioni che diventano conversioni e alla durata media del coinvolgimento dell’utente sulla pagina.
Su Universal tutto è incentrato, invece, su:
- sessioni dell’utente, da cui parte tutta l’analisi;
- tempo medio di permanenza;
- tasso di rimbalzo;
- eventi che acquisiscono relativa importanza per un'analisi qualitativa degli utenti.
Guardando lo storico dei dati in Universal Analytics, sappiamo che non è possibile conservarlo in tempi indeterminati ma fino a ottobre 2023 ovvero entro 6 mesi dalla scadenza imposta da Google.
Tanto meno questo può essere trasferito dalla piattaforma di Universal alla piattaforma di GA4.
Le best practice, quindi, sono:
- conservare le implementazioni di GA3;
- creare la proprietà su GA4 in tempi celeri (almeno sei mesi prima dalla scadenza effettiva a luglio);
- confrontare i dati delle due piattaforme durante l’iniziale popolamento della nuova piattaforma per verificare se ci sono discostamenti ;
- arrivare a ottobre 2023 con dati attendibili e puntuali su GA4 per poi abbandonare lo storico su Universal perché non più significativamente utile.
Buona pratica è verificare che il discostamento dei dati non vada a variare più dell’1-2%.